Nel 2009 con la realizzazione del manifesto non ufficiale durante la campagna elettorale di Obama, opera denominata HOPE, OBEY diventerà uno degli street artist più famosi a livello internazionale.
Nella mostra da lui stesso curata presso la Galleria d’Arte Moderna, visitabile fino al 22 novembre, presenta 30 opere grafiche inedite (2019) – con il quale ripercorre molti dei suoi temi di dissenso, tra cui la lotta per la pace e contro la violenza razziale, la difesa della dignità umana e di genere, la salvaguardia dell’ambiente – in dialogo con importanti opere della collezione d’arte contemporanea della Sovrintendenza Capitolina.
La mostra è aperta dall’opera HOPE in cui l’artista ridefinisce il volto di Barack Obama, creando l’immagine iconica che ha fatto il giro del mondo, simbolo del primo politico di origini afroamericane a ricoprire la carica di Presidente U.S.A. Lo stile di OBEY si basa sulla stilizzazione e idealizzazione delle immagini, come dimostrano anche altre opere, oltre al già nominato “André the Giant”, nella sua versione HENDRIX, è presente in mostra JESSE – con il volto del Reverendo Jesse Jackson – della serie “Brown Power”. Così come espresso in POWER AND EQUALITY dedicata ad Angela Davis, fondamentale attivista del movimento afroamericano statunitense e militante del Partito Comunista degli Stati Uniti d’America.
Evidente è il legame con la tradizione grafica dell’arte dissidente e avanguardista dell’Europa del Novecento. Dal Futurismo al Costruttivismo russo, come nell’opera in mostra GUNS AND ROSES, definita dal gioco linguistico e visivo fra rock e i simboli pacifisti degli anni 70 con le rose nei fucili. Il tema del pacifismo dominante nell’opera di Shepard Fairey è esemplificativo in GREETINGS FROM IRAQ, opera strutturata come una cartolina dove però le “bellezze” dell’Iraq diventano i bombardamenti aerei americani.
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Nunzia Castravelli