SHEPARD FAIREY 3 decades of dissent

L’artista americano Shepard Fairey alias OBEY oggi ha 50 anni.  La sua storia artistica inizia nel 1989 quando realizza Andrè the Giant Has a Posse invadendo i muri della città con degli adesivi che riproducono il volto del lottatore Andrè De Giant. Lo stesso Fairey ha poi spiegato che non vi era nessun significato particolare nella scelta del soggetto, il senso della campagna era quello di produrre un fenomeno mediatico e di far riflettere i cittadini sul proprio rapporto con l’ambiente urbano.

Nel 2009 con la realizzazione del manifesto non ufficiale durante la campagna elettorale di Obama, opera denominata HOPE, OBEY diventerà uno degli street artist più famosi a livello internazionale.

Nella mostra da lui stesso curata presso la Galleria d’Arte Moderna, visitabile fino al 22 novembre, presenta 30 opere grafiche inedite (2019) – con il quale ripercorre molti dei suoi temi di dissenso, tra cui la lotta per la pace e contro la violenza razziale, la difesa della dignità umana e di genere, la salvaguardia dell’ambiente – in dialogo con importanti opere della collezione d’arte contemporanea della Sovrintendenza Capitolina.

La mostra è aperta dall’opera HOPE in cui l’artista ridefinisce il volto di Barack Obama, creando l’immagine iconica che ha fatto il giro del mondo, simbolo del primo politico di origini afroamericane a ricoprire la carica di Presidente U.S.A. Lo stile di OBEY si basa sulla stilizzazione e idealizzazione delle immagini, come dimostrano anche altre opere, oltre al già nominato “André the Giant”, nella sua versione HENDRIX, è presente in mostra JESSE – con il volto del Reverendo Jesse Jackson – della serie “Brown Power”. Così come espresso in POWER AND EQUALITY dedicata ad Angela Davis, fondamentale attivista del movimento afroamericano statunitense e militante del Partito Comunista degli Stati Uniti d’America.

Evidente è il legame con la tradizione grafica dell’arte dissidente e avanguardista dell’Europa del Novecento. Dal Futurismo al Costruttivismo russo, come nell’opera in mostra GUNS AND ROSES, definita dal gioco linguistico e visivo fra rock e i simboli pacifisti degli anni 70 con le rose nei fucili. Il tema del pacifismo dominante nell’opera di Shepard Fairey è esemplificativo in GREETINGS FROM IRAQ, opera strutturata come una cartolina dove però le “bellezze” dell’Iraq diventano i bombardamenti aerei americani.

Una mostra da vedere e su cui riflettere.

Tutte le info qui

Nunzia Castravelli

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