Fino all’11 dicembre al Teatro Olimpico di Roma è in scena “Lo Schiaccianoci“, prodotto da Fabrizio di Fiore Entertainment.
Diretto e coreografato da Luciano Cannito, fedele alla versione originale di Petipa del tradizionale balletto classico con musica di Tchaikovsky, lo spettacolo vede questa volta in un ruolo più determinante il misterioso Drosselmeyer, interpretato da Manuel Paruccini, già primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma. Per questa nuova edizione oltre al corpo di ballo e ai danzatori solisti di Roma City Ballet Company, vi sono due coppie di primi ballerini ospiti nei ruoli del Principe Schiaccianoci e della Fata Confetto: Kanako Fujimoto e Denis Veginy primi ballerini del Teatro dell’Opera di Dresda, e Yolanda Correa e Dinu Tamazlacaru primi ballerini del Teatro dell’Opera di Berlino.
Lo Schiaccianoci è una storia magica, rappresentato per la prima volta nel 1892 al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo e basato sulla favola Nussknacker und Mausekönig di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, racconta il sogno incubo della piccola Clara iniziato alla fine della festa organizzata dai genitori nella notte di Natale. Al termine della festa conclusa dalla tradizionale Grossvater (la danza del nonno) i bambini vanno a letto ma Clara tra il sonno e la veglia cerca lo schiaccianoci regalato da Drosselmayer, padrino dei bambini. Allo scoccare della mezzanotte appaiono dei topolini minacciosi che vengono affrontati da soldatini usciti magicamente dalle loro scatole. Anche Lo Schiaccianoci, grazie a Drosselmayer, prende vita e affronta in duello il Re dei topi che riesce a sconfiggere anche con l’aiuto di Clara. Lo Schiaccianoci, trasformatosi in un bel Principe, si inginocchia davanti a Clara e la invita tra i rami del magico albero di Natale. Qui inizia un notte di danze e passi a due magici.
Sebbene inizialmente la critica non sia stata benevola con quest’opera, classificata come sorella minore de La Bella Addormentata e del Lago dei Cigni, oggi Lo Schiaccianoci è ai vertici della produzione ballettistica russa proprio per la molteplice modernità dei temi evocati.
La versione di Luciano Cannito in scena al Teatro Olimpico dà molta enfasi al sogno onirico, pur essendo fedele a Petipa, risulta comunque più leggera e alla portata di un pubblico più generalista.
Nunzia Castravelli