recitazione

La Tragedia di Macbeth al Teatro Globe di Roma

Macbeth è la tragedia di Shakespeare in cui un uomo assetato di potere è scisso tra l’ambizione più cieca di impossessarsi del trono e il senso di colpa più nero per aver tradito un Re generoso, amici leali e compagni di battaglia valorosi.

Tutto ha inizio con l’apparazione delle tre sorelle fatali: attraverso una profezia instillano nella mente di Macbeth l’idea di diventare Re. Si tratta di un seme oscuro che inizia a germogliare in un animo sempre più abbietto, incancrenendosi giorno dopo giorno renderà Macbeth sempre più malvagio e senza pietà. La consorte, Lady Macbeth accellera questo processo di putrefazione dell’animo del futuro sovrano ammaliando e persuadendo il marito nel commettere l’omicidio del Re. In un’atmosfera gotica, oscura, resa ancor più nera da un scenografia e costumi che richiamano i film di David Lynch si consuma la tragedia di Macbeth che dopo il regicidio diventa un tiranno spietato. Tra scene di combattimento per il potere tra élite, infanticidi e lotte per l’assegnazione delle cariche pubbliche il regista Daniele di Salvo mette magistralmente in scena il tormento di un animo umano che ormai non può più ripulire le mani insanguinate dagli omicidi commessi ed il dolore di chi è stato vittima del piano di ascesa al potere dei Macbeth.

Il palco del Globe Theatre di Roma diviene luogo in cui si materializzano i peggiori incubi, visioni sanguinose, dove anche Lady Macbeth, incapace di placare l’instabilità del marito, impazzisce a sua volta e soccombe sotto il peso delle sue stesse colpe. Un gotico castello mentale avvolto nella nebbia dal quale non è più possibile uscire sani di mente.

Ormai la Scozia guidata da Macbeth è una terra bagnata dal sangue di tutti coloro sospettati di ordire complotti contro la corona. Ma gli stessi protagonisti periranno sotto il peso delle loro nefandezze, chiedendosi quale sia stato il senso di tutto quel dolore.

Citando le parole del regista:

Macbeth senza Dio.

Macbeth senza gioia.

Macbeth senza prole.

Macbeth senza più un’anima.

Il lato oscuro che nessuno di noi osa confessare.

Macbeth che è in ognuno di noi.

Macbeth: i contagiati dalla morte.

L’opera, assolutamente da vedere, è in scena fino al 25 settembre nel meraviglioso Teatro Globe a Villa Borghese. Tutte le info qui

Nunzia Castravelli

CARROZZERIA ORFEO: LA TRILOGIA

Dopo le feste natalizie, il mese di Gennaio sembra non finire mai. Sempre più freddo e non proprio stimolante. Per fortuna che quest’anno a Roma ci ha pensato il Teatro Piccolo Eliseo ad accedere gli animi con Carrozzeria Orfeo in scena con un tris dei loro spettacoli per la sceneggiatura e regia di Gabriele Di Luca. Ad inaugurare il nuovo anno del Piccolo Eliseo: Cous Cous Klan, seguito da Animali da BarThanks For Vaselina.

Un teatro tragironico dove divertimento e dramma si fondono in un passaggio continuo fra realtà e assurdo, fra sogno e banale. Popolari e profondi, divertenti e cinici, crudi e grezzi ma allo stesso tempo poetici, i personaggi si muovono su quel fragile confine dove, all’improvviso, tutto può inevitabilmente risolversi o precipitare. Stupisce che l’uso continuo di parolacce non sporchi mai il testo, unico caso al mondo in cui la serie continua di vaffanculo non è mai sprecata ma rende giustizia all’intento “tragironico” della scrittura.

Come in Thanks for Vaselina che racconta la storia di esseri umani sconfitti e lasciati in un angolo dal mondo dopo essere stati sfruttati e poi tragicamente derisi.  Genitori disperati e figli senza futuro combattono nell’ unico istante concesso per la propria sopravvivenza, vittime e carnefici della lotta senza tempo per il potere e per l’amore. Di prossima uscita è il film prodotto da Casanova Multimedia e diretto da Gabriele Di Luca che aspettiamo con impazienza.

Da vedere uno a settimana, possibilmente nei primi giorni visto che il weekend è sold out.

Nunzia Castravelli

http://www.teatroeliseo.com/eventi/thanks-for-vaselina/

 

 

 

 

SALOME amore e morte

La Salomè di Oscar Wilde è un testo unico nel suo genere, caratterizzato da diversi registri linguistici: dal drammatico, all’ironico, l’erotico, il grottesco in una miscela  molto ambigua e di difficile rappresentazione proprio per la sua originalità. Scritta in francese durante il soggiorno parigino dell’autore, nel 1893 ne fu pubblicata l’edizione originale dedicata a Pierre Louys, il poeta che curò il testo insieme ad altri amici francesi.

Nonostante sia destinata alla lettura più che alla rappresentazione, l’intensa opera di Oscar Wilde è portata magistralmente in scena al Teatro Eliseo fino al 23 dicembre,  dal regista Luca De Fusco. Interpreti dello spettacolo sono un impeccabile Eros Pagni nel ruolo di Erode, Gaia Aprea in quello di una lunare Salomè, Anita Bartolucci nei panni della gelosa Erodiade, Giacinto Palmarini in quelli di Iokanaan.

La storia la conosciamo tutti: nel palazzo di Erode Antipa, tetrarca di Giudea, si svolge un banchetto che vede ospiti giudei, romani ed egiziani. Erode vive insieme alla sua sposa Erodiade – ex moglie del fratello Filippo. Nella terrazza che dà sulla sala del banchetto, alcuni soldati discutono della bellezza della regina Salomè. Al centro del salone dove si sta svolgendo il banchetto, vi è un’antica cisterna cinta da una vera di bronzo verde, all’interno della quale è rinchiuso il profeta Iokanaan. Erode è preoccupato del comportamento di quest’ultimo, il quale urla, dal fondo della sua prigione, le proprie profezie sull’avvento del Messia, condannando duramente i comportamenti dei monarchi di Giudea. Allontanatasi dal banchetto a causa dei continui sguardi di Erode, Salomè, incuriosita dalla figura del profeta, chiede alle guardie di liberarlo per potergli parlare. Salomè resta inebriata dall’aspetto e dalla voce del profeta e, spinta da un irrefrenabile desiderio sessuale, gli rivela la sua voglia di baciarlo. A queste parole il profeta risponde con un secco diniego mentre il siriaco, follemente innamorato di Salomè, si uccide. Quando giunge sulla terrazza, Erode dichiara tutto il suo amore a Salomè, che rifiuta sdegnata. Nel frattempo, Iokanaan urla le sue condanne nei confronti degli atteggiamenti libertini di Erodiade, che rimane sdegnata dalla mancata difesa da parte del marito, preso dalla bellezza della regina, alla quale chiede di danzare in cambio dell’esaudimento di ogni suo desiderio. Così Salomè inizia ad eseguire “la danza dei sette veli”, posando i piedi nudi nel sangue del povero siriaco.

Finita la danza, Salomè esprime il proprio desiderio:  la testa di Iokanaan…

http://www.teatroeliseo.com/eventi/salome/

 

Nunzia Castravelli