newyork

Margaret Bourke-White: prima, donna.

Pioniera dell’informazione e dell’immagine, Margaret Bourke-White ha esplorato ogni aspetto della fotografia: dalle prime immagini dedicate al mondo dell’industria, ai progetti corporate, fino ai grandi reportage per le testate più importanti come Fortune e Life; dalle cronache del secondo conflitto mondiale, ai celebri ritratti di Stalin e di Gandhi, dal Sud Africa dell’apartheid, all’America dei conflitti razziali fino al brivido delle visioni aeree del continente americano.

Margaret Bourke-White fu la prima fotografa straniera ad avere il permesso di scattare foto in URSS, la prima donna fotografa per il settimanale Life e la prima fotografa americana al fronte.

Con una selezione inedita di oltre cento fotografie, Prima, donna in mostra al Museo di Roma in Trastevere ne celebra la soprendente carriera fatta di molti primati e di tanto coraggio. Le foto, provenienti dall’archivio Life di New York, sono divise in 11 gruppi tematici. Da L’incanto delle acciaierie a LIFE, dedicata alla lunga collaborazione con la leggendaria rivista americana; a Nei Campi, dove vi è testimoniato l’orrore al momento della liberazione del Campo di concentramento di Buchenwald (1945) alle immagini aeree della sezione In alto e a casa.

Attraverso questa bellissima mostra si entra nella storia di Margaret Bourke-White, perchè è proprio attraverso i sui scatti che riesce a raccontare indirettamente la sua vita coraggiosa: una storia di emancipazione femminile in un’epoca in cui le donne facevano fatica ad affermarsi, in qualsiasi settore e soprattutto nella fotografia.

La sua è anche una storia di tenacia e forte volontà che non l’ha mai abbandonata, neanche quando nel ’53 le venne diagnosticato la malattia di Parkinson. Questa parte della sua vita è documentata ne La mia misteriosa malattia, sezione che chiude la mostra.

Un viaggio da fare.

Nunzia Castravelli

Cultartdict.com

Vivien Maier, una fotografa ritrovata nel cuore di Trastevere

vivien meier

L’opera fotografica di Vivien Maier si sviluppa in un percorso artistico intimo e segreto.   Fu scoperta solo dopo la sua morte, quando un certo John Maloof per puro caso nel 2007 scoprì dei negativi e rullini ancora da sviluppare.  Da allora Maloof ne ricostruì la biografia e l’opera fotografica.

Vivien era una tata e una non fotografa per professione che amava la fotografia e che può essere considerata antesignana della street photos. Nata a New York nel 1926, trascorse lungo tempo della sua vita in Francia, a Saint-Julien en Champsaur, sua madre Maria Jaussaud era francese. Nel 1951 ritornò a New York dove, con la vendita di una casa di famiglia, acquistò una macchina fotografica Rolleiflex.  Da quel momento in poi, Vivien iniziò a raccontare la vita, le luci e le ombre delle strade di New York e Boston.

vivien maier1   vivien

Le opere in mostra al Museo in Trastevere  fino al 18 giugno raccontano il suo l’occhio attento per i dettagli capace di cogliere attimi decisivi,  che si ripetono e rivivono ogni volta che si guarda e riguarda una sua foto. La quotidianità è ritratta con sensibilità temeraria e a volte un pò invadente: volti di anziani che scrutano l’obiettivo, occhi generosi di vita di bambini e mani di innamorati seguono a ombre riflesse nelle pozzanghere e prospettive ripide dai grattacieli di New York. Iconici i “selfie” di sè stessa  riflessa nelle vetrine.

Insomma, un’intensa esposizione delle sue opere fotografiche, curata da Anne Morin e Alessandra Mauro, in un’organica selezione di 120 opere in chiaroscuro degli anni cinquanta e sessanta, arricchita da una sezione degli anni settanta con foto a colori.

Da vedere.

vivienmeier.com

museointrastevere.it