espressionismo

Il genio artistico di VAN GOGH a Roma

Vincent Van Gogh è stato uno dgli artisti più prolifici del mondo dell’arte. Autore di quasi novecento dipinti e di più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi non portati a termine e i tanti appunti destinati probabilmente all’imitazione di disegni di provenienza giapponese. Geniale quanto incompreso raggiunse la fama solo dopo la morte, grazie alla cognata Johanna Bonger che alla scomparsa del marito e fratello di Vincent ereditò circa 200 quadri. Iniziò quindi una vera promozione dell’artista nelle gallerie e riuscì persino a pubblicare le lettere che Vincent scriveva al fratello.

La mostra a Palazzo Bonaparte a Roma, prodotta da Arthemisia, raccoglie attraverso ben 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo – che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh – e tante testimonianze biografiche, la vicenda umana e artistica del pittore olandese per celebrarne la grandezza universale, non tralasciando il lato umano ben raccontato nei video all’interno della mostra.
Attraverso un interessante percorso cronologico si ripercorre quindi la vita di Van Gogh: dal periodo olandese con gli scuri paesaggi, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise, dove Vincent mise fine alla sua tormentata vita.
La sua arte diviene testimonianza ed espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo circostante.
Particolare enfasi è data al periodo del soggiorno parigino in cui l’artista olandese si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante.
In mostra è presente anche l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, Vincent rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza, non sempre evidente nelle complesse corde della sua arte.
Tra le altre opere in esposizione ricordiamo ancora Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888, con il quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore; Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) ed Vecchio disperato (1890).

Da vedere.

Nunzia Castravelli