Month: ottobre 2018

AFGHANISTAN

La storia degli ultimi 170 anni  di uno dei paesi più controversi del mondo è andata in scena al Teatro Argentina dal 17 al 21 ottobre.  Si tratta di un’epopea teatrale ed un affresco straordinario sul difficile rapporto tra l’Afghanistan e l’Occidente, dal 1842 al 1996.  Una saga teatrale divisa in due racconti “Il grande gioco” e “Enduring Freedom” e diretta da Ferdinando Bruni e Elio De Capitani che racconta un paese stravolto da egemonie coloniali di estrazioni opposte come quella britannica prima e quella sovietica dopo, fino alla dittatura dei Talebani.

«Il grande gioco» comprende: «Trombe alle porte di jalalabad» di Stephen Jeffreys, «La linea di Durand» di Ron Hutchinson, «Questo è il momento» di Joy Wilkinson, «Legna per il fuoco« di Lee Blessing, «Minigonne di Kabul» di David Greig. Mentre «Enduring Freedom» comprende: «Il leone di Kabul» di Colin Teevan, «Miele» di Ben Ockert, «Dalla parte degli angeli» di Richard Bean, «Volta stellata» di Simon Stephens, «Come se quel freddo» di Naomi Wallace.

Questo meraviglioso esperimento di drammaturgia contemporanea si basa sulla coesistenza di parti recitate e video che documentano anni di cronaca, raccontando gli errori della politica nazionale afgana e della diplomazia internazionale.   Gli attori:  Claudia Coli, Michele Costabile, Enzo Curcurù, Alessandro Lussiana, Fabrizio Matteini, Michele Radice, Emilia Scarpati Fanetti, Massimo Somaglino, Hossein Taheri e Giulia Viana ci portano in una regione che con la sua complicata storia riesce a farci comprendere ciò che sta accadendo oggi nel mondo.

Il regista stesso definisce l’Afghanistan come «un paese multietnico, con una straordinaria  quantità di minoranze spiegato molto bene da questi racconti, ma molto poco dalla stampa. Un paese che non è solo vittima dell’Occidente, ma anche dei suoi conflitti interni e dell’egemonia della maggioranza pashtun».

c Nunzia Castravelli

 

IL MONDO DI ANDY AL VITTORIANO

Avrebbe compiuto 90 anni quest’anno, il padre della POP ART di origine polacca Andrew Warhola. Sebbene non sia stato molto amato dalla critica nei primi anni della sua carriera artistica è oggi  il più influente artista del XX secolo.

Il Vittoriano ne celebra fino all’8 febbraio l’incredibile percorso artistico esponendo 170 opere divise in diverse catergorie. La prima è dedicata alle celebri icone: Elvis, Marilyn, Coca-Cola. Andy ha spesso ribadito che i prodotti di massa rappresentano la democrazia sociale e come tali devono essere riconosciuti: anche il più povero può bere la stessa Coca-Cola che beve Jimmy Carter o Elizabeth Taylor. 

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La seconda sezione è la musica dove si fanno notare le copertine da lui create dei dischi dei Rolling Stone Love You Live (1977) e Sticky Finger. Celebre è diventata la banana del disco dei Velvet.

La mostra prosegue poi con le celebrities. Qui è evidente il legame che Andy Warhol aveva con le celebrità di quegli anni.  Quando frequenta lo Studio 54 o il Max’s Kansas City insieme a Liza Minnelli, Debbie Harry, Paloma Picasso, Truman Capote.  Da quel momento il suo studio, la Silver Factory, diviene il punto di riferimento della Pop Art newyorkese e dove passano Bob Dylan, Truman Capote, John Lennon, Mick Jagger, Jack Kerouac, Salvador Dalì, Tennessee Williams, Rudolf Nureyev, Montgomery Clift… Nel 1969 fonda Interview, un magazine interamente dedicato alle celebrità, forse l’unica vera, grande fissazione di Warhol. Dipinge incessantemente nella metà degli anni ’70, usando come base le polaroid scattate dai tanti personaggi che continuano a popolare la Factory: Liz Taylor, Sylvester Stallone, John Wayne, Liza Minnelli, Valentino, Armani, Caroline di Monaco e Michael Jackson.

La mostra si conclude con le prime sperimentazioni digitali di Andy. Un passo nel futuro se visto dal punto di vista dell’icona della pop art che negli anni 80 raggiunse un successo globale e la cui celebrità ha pienamente superato i 15 minuti.

Tutte le info qui  Foto e video della mostra su Instagram&Facebook.

Nunzia Castravelli