Gigiproietti

Venere e Adone al Globe Theatre

Venere e Adone è uno dei poemi più lunghi di William Shakespeare: 1194 versi e dedicato a Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton. Diversi registri dal comico all’erotico si intrecciano, raccontando una Venere follemente innamorata, passionale, pazza di desiderio per Adone, sfuggente e di grande bellezza che preferisce dedicarsi alla caccia piuttosto che all’amore, sia pur divino.

Come ricorda il regista Daniele Salvo, tra i registi più affermati del teatro italiano, allievo e collaboratore del maestro e regista Luca Ronconi, l’opera è stata composto a Londra nel 1593 nei cupi giorni in cui la peste stava devastando la città, traendo spunto dal decimo libro delle Metamorfosi di Ovidio. Ogni emozione, senza alcun filtro, dalla rabbia alla disperazione catalizza i protagonisti avvolgendoli in un vortice di sensualità e disperazione fino alla morte di Adone.

Le musiche sono state affidate Patrizio Maria D’Artista, oggi direttore artistico della stagione teatrale di prosa del Teatro Maria Caniglia di Sulmona, per il delicato compito di composizione della colonna sonora della sua produzione.

Ricordiamo inoltre i bravissimi attori: Melania Giglio, Riccardo Parravicini e Gianluigi Fogacci. Scene di Fabiana Di Marco, costumi di Daniele Gelsi, direzione tecnica di Stefano Cianfichi, disegno luci di Umile Vainieri, assistente alla regia Alessandro Guerra.

La stagione del Globe theatre di Roma si chiuderà il 10 ottobre, vi sono ancora due spettacoli in calendario da vedere assolutamente.

https://www.globetheatreroma.com/

Nunzia

La bisbetica domata di Scaramella

Siamo in Italia alla fine degli Anni Trenta, alla soglia di un radicale cambiamento del rapporto uomo-donna,   in una pensione un uomo di potere organizza una beffa ai danni di un ubriaco facendogli credere di essere un gran signore. Con la complicità di una compagnia di artisti di varietà viene messa in scena la commedia della lotta fra l’astuto Petruccio e la bisbetica Caterina. In un  gioco di equivoci e sotterfugi la farsa che la trama shakespeariana suggerisce, assume i toni del varietà misto a kabarett tedesco, in un clima in cui la finzione sembra toccare punte di verità profonda. Oltre che esilarante rappresentazione di una guerra tra i sessi, il testo si presenta così come un occasione di riflessione sull’esperienza teatrale vissuta come specchio amplificante della vita, luogo di esplorazione dei suoi interrogativi nascosti, e si rivela metafora del rapporto fra l’artista e il potere, della reciproca fascinazione, della difficoltà di mantenere viva e libera la propria voce.