Il Teatro Argentina trasferisce sul suo palcoscenico il classico dell’americano Budd Schulberg nella Napoli di quaranta anni fa. L’opera di Schulberg – a sua volta ispirato a un’inchiesta giornalistica dell’epoca e diventato la base della sceneggiatura del pluripremiato film con Marlon Brando diretto da Elia Kazan (otto Oscar nel 1954) – Fronte del porto torna a calcare le tavole del palcoscenico, dopo la versione teatrale dell’inglese Steven Berkoff, grazie a questo adattamento firmato da Enrico Ianniello con la regia di Alessandro Gassmann che guida un bravissimo cast di attori.
Fronte del Porto è la storia di onesti lavoratori, sottopagati e schiacciati dalla malavita organizzata, che trova la forza di rialzare la testa attraverso il coraggio di un uomo, simbolo di una presa di coscienza che da complice del sistema criminale diventa esempio di riscatto. Una riscrittura ben riuscita che, aiutata da elementi digitali nella scenografia, unisce le suggestioni del testo originale con quelle dei polizieschi napoletani degli anni Ottanta.
Sullo sfondo una Napoli che, con il suo golfo, il suo porto e la sua storia, si fa naturale palcoscenico degli eventi che si alternano in un crescente pathos, per giocare con le musiche dei film, con i colori sgargianti della moda, con i riferimenti culturali di quell’epoca, in cui, commenta Ianniello, «la città stava cambiando pelle nella sua organizzazione criminale; gli anni del terremoto, gli anni di Cutolo. Anni in cui il porto era sempre di più al centro di interessi diversi, legali e illegali. In questo lavoro mi è venuta incontro la rispondenza geografica, che è per me – fin dai tempi di “Chiòve” – un’importante cartina di tornasole sulla congruità dell’adattamento … E, purtroppo, non è stato necessario inventarsi nulla per restituire credibilmente le storie di caporalato, soprusi e gestione violenta del mercato del lavoro in quello specchio della città che è il nostro Fronte del porto».